Il continuo movimento di colori, imprigionati in un caleidoscopio impazzito, correndo calpesta cose, passi, persone che non alzano nemmeno più lo sguardo, che scavalcano rifiuti e resti di vita, giorni incendiati e senza luce, tutti uguali, come macchinette spanate che girano a vuoto…
Poi inciampi per caso in qualcosa di diverso e il respiro si ferma e quel desiderio, che pensavi ormai smarrito, sale di nuovo in superficie, prende coraggio e diventa inquietudine, gli occhi si aprono come se guardassero per la prima volta: la bellezza diventa emozione, onda d’urto, calore, empatia… e tutto sembra di nuovo possibile.
E’ il sentiero che stiamo percorrendo, a piccoli passi, noi, Piccoli Custodi del Creato.
Riscoprire lo stupore, accorgerci della bellezza, evidenziare le differenze con il brutto, diventato un’abitudine e a cui quasi non facciamo più caso, provare a cambiare pensieri, idee, comportamenti, perché la bellezza non sia più solo un sogno nascosto in una improbabile isola, destinata ormai a non esistere.
Qualcosa di bello ancora c’è e allora siamo usciti per andare a scomodare la bellezza, rincorrerla, raggiungerla…
Abbiamo cominciato dai palazzi, quelli del quartiere in cui viviamo, e poi via… a camminare tra le strade, che parlano di fiumi, del quartiere Coppedè.
Il naso all’insù, gli sguardi accesi, i sorrisi aperti e gli scatti di telefoni, tablet e macchine fotografiche, hanno riempito il silenzio di una splendida mattinata di sole.
Qualcuno ci voleva lì, per ricordarci che “la bellezza è negli occhi di chi guarda” e che ognuno di noi è un’architettura irraggiungibile, il capolavoro di un abbraccio pieno d’amore…