Un sabato mattina grigio e piovoso, anche la spesa rimandata per maltempo, tra le gocce in trasparenza, un invito… e un fermento laborioso, un’attesa che rende l’aria frizzante…
E in una giornata, cominciata senza troppe pretese, capita di “inciampare” nella vita con la V maiuscola, quella che rimescola e travolge.
E allora il silenzio si riempie di emozioni e sollecitazioni impreviste.
È stata la mattina delle diverse prospettive, del “sentire comune” ribaltato, del guardare il mondo a testa in giù, dei punti di vista impossibili, della speranza che si fa sudore, della croce che diventa luce, della vita che non si arrende, delle mani che escono dalla terra per costruire.
E capiamo di aver bisogno di suoni puliti, di comportamenti puliti, di parole pulite, di cultura pulita, di non rassegnarci alla mediocrità, abbiamo bisogno di creare e promuovere bellezza, uno stile di relazioni che funzioni. Lo avevamo dimenticato ed era tutto lì, immediato e semplice.
Abbiamo bisogno di pensare e di credere che non tutto è finito, non tutto è perduto.
Anche quando abbiamo davanti solo una parete bianca e vuota, qualcosa rimane.
Da una pagina bianca, si può tornare a scrivere, da una terra arida si può tornare a raccogliere, guardandoci negli occhi, stringendoci le mani, si può tornare a costruire.
In un momento storico in cui i testimoni perdono credibilità, l’esempio di una donna, Maria, come una livella, mette in riga il mondo e ristabilisce le priorità, riequilibra il dolore.
Rimane la forza di una madre, che scavando tra lacrime e fango, nella palude di un cuore svuotato, ha trovato il coraggio di regalare eternità a un orizzonte apparentemente chiuso.
E allora la fatica diventa strada, la morte diventa germoglio, la sofferenza diventa opportunità, e la rabbia della solitudine fiorisce, e quello che non c’è più, vive per sempre.
Questo è quello che abbiamo visto, la determinazione di chi non si arrende, la voglia di andare e guardare avanti perché l’istinto di sopravvivenza abbia la meglio, il bisogno di parlare e raccontare, perché niente muore, cambia solo aspetto e continua a vivere nella vita di chi trova la forza di ricordare.
Perché continuare a sperare sia una strada percorribile, e non ripiegare il dolore su se stesso, non chiudere la porta ai brandelli di vita rimasti, ma continuare il viaggio su altre gambe, dentro altri occhi.
Chiedere al Signore di prenderci tra le sue braccia, ma nella nostra inquietudine, non accontentarci, continuare ad “alzare il tiro”.
Non siamo forse i registi di tutto il film, ma protagonisti appassionati della nostra scena, sì… e possiamo volare in alto solo se abbiamo radici robuste, possiamo scrivere il futuro, reinventare azioni e segni solo se manteniamo la memoria, solo se ricostruiamo, con mille mollichine, il percorso che ci ha portato fin qui.
Futuro e passato sono pagine imprescindibili del nostro presente.
Ci vuole talento, freschezza, determinazione, fantasia, leggerezza, ci vuole la voglia di rimanere giovani. Possiamo farcela.
Niente, come le prime note di una canzone o di una musica conosciuta, riportano la nostra vita … “a quel momento lì”… con tutto il suo bagaglio di suggestioni e sentimenti che dipingono l’anima di una dolce malinconia.
La musica, linguaggio senza tempo, battito all’unisono nei cuori del mondo, ha scelto san Gabriele per riempire di senso le strade del quartiere, per lasciare un segno, un’emozione a colori nel vissuto di ognuno.
E allora Miriam continuerà a vivere tra le nuove note di ragazzi dai passi veloci.
Continuerà a vivere, perché non se ne è mai andata.