“Essere o non essere”, “vivere o morire”, che peso dare ai dubbi della coscienza? Come decidere quale gesto sia più apprezzabile, come decidere, per Amleto, cosa in fondo sia più giusto, cosa corrisponda di più a ciò che l’uomo può desiderare, a ciò di cui non ha realmente paura?
Siamo oggi forse tutti un po’ immersi in questo strappo continuo, in questo fluttuare nebuloso, in questo scontro tensivo tra errore e verità, tra sentirsi liberi e sentirsi in gabbia, tra utopia e realtà, tra indecisione e motivazione profonda, tra ciò che è giusto per me, ciò che rende libero me e tutto il resto, di cui poco ci importa.
E in questo confronto, spesso complicato, in questa scelta, spesso troppo difficile, rimaniamo immobili.
E invece ogni vita è cammino. E allora, come imparare a fare i primi passi?
E’ per questo che sabato 27 ottobre, la nostra Parrocchia ha organizzato una Giornata di Formazione PRH, Personalità e Relazioni Umane, Scuola Internazionale di Formazione e Ricerca, con Carla Paron, Paola Pozzi, Paola Balderi.
Tanti suggerimenti per dare inizio a tante riflessioni. Una possibilità, come poche oggi, per fermarsi, capire cosa succede e ripartire.
E allora, nell’esposizione delle relatrici prima e nei gruppi di lavoro poi, si intravedono strade diverse per interpretare la vita di tutti i giorni che non riusciamo più a mettere a fuoco.
A tavola in famiglia, con i colleghi in ufficio, o la sera con gli amici in pizzeria, difficilmente parliamo di libertà interiore e limite, con l’attenzione, la calma e il tempo che sarebbe necessario. Forse perché abbiamo paura di scavare e guardarci dentro, mostrarci fragili, non saper gestire emozioni e sentimenti forti che verrebbero alla luce, inattesi e troppo spesso inascoltati. Salvo poi, urlare tutta la nostra rabbia e le nostre presunte ragioni in ogni confronto con l’altro per difendere un “chissà cosa” dentro di noi, mai conosciuto fino in fondo, ma ormai sgretolato. Eppure un tesoro, dentro, c’è, ben nascosto e prezioso, che ha bisogno di emergere.
È il nostro Essere profondo, che chiede di essere ascoltato, che chiede vita e libertà. E allora, come in un percorso a tappe, tante piccole consapevolezze si sciolgono e ci aiutano a centrare la nostra vita, partendo da noi stessi.
“-È importante conoscersi, dire qualcosa di noi attraverso la scrittura, che ci aiuta ad andare a fondo, per poi crescere nel confronto con gli altri.
-Ogni giorno è nuovo, diverso. Non siamo, oggi, quello che eravamo ieri. La vita ci cambia, ma ci permette di essere quello che siamo.
-Non possiamo essere chi o cosa vorremmo essere. Possiamo essere solo quello che siamo, ma possiamo vivere al meglio di noi, essere liberi nonostante il limite.
-Conoscere chi siamo per capire quanto la nostra vita ci corrisponda e che posto diamo a noi stessi nella nostra vita.
-Essere solidi e validi nei valori che scegliamo, ma flessibili, non essere rigidi, adattare i princìpi alle situazioni e alla realtà che viviamo.
-Non venire mai meno all’autenticità di ciò che ognuno di noi è, accogliere le decisioni degli altri senza che siano lesive della propria identità, chiedersi se alcune scelte siano davvero costruttive.
-Farsi le domande giuste per utilizzarle come piste aperte di lavoro, spunti per percorsi di crescita”.
E allora ci rendiamo conto di quanto sia importante, in ogni esperienza che viviamo, centrare noi stessi e i nostri traguardi, cercare le motivazioni profonde, aprirsi, accogliere, analizzare, verificare, ripartire, non delegare a nessuno la nostra vita…
E dopo questa giornata insieme, la “montagna” è più facile da scalare…
“Se non potete essere un pino sulla vetta del monte,
siate un arbusto nella valle,
ma siate il miglior piccolo arbusto
sulla sponda del ruscello.
Siate un cespuglio,
se non potete essere un albero.
Se non potete essere una via maestra,
siate un sentiero.
Se non potete essere il sole, siate una stella;
non con la mole “vincete o fallite”.
Siate il meglio di qualunque cosa siate!”